N el 1960 l’italiano medio lavorava per il fisco quattro mesi all’anno, nel 2019 sei. Se si raggiunge un certo reddito le tasse si portano via più del 60 per cento dei guadagni; il che vuol dire che dal primo dell’anno a fin dopo Ferragosto il contribuente deve sgobbare per l’Erario. Diceva il presidente Ronald Reagan: “Il contribuente è uno che lavora per lo Stato senza essere un impiegato statale”. Da noi un ministro sosteneva che: “Le tasse sono bellissime”, a patto che vengano spese per il bene pubblico e non per arricchire il bene personale di pochi. È anche vero che le tasse si pagano in tutto il mondo ma, per esempio, non credo che il cittadino medio scandinavo si lamenti di pagare troppe tasse più di quanto se ne lamenti il cittadino medio italiano per il semplice fatto che in quei Paesi i soldi sono utilizzati al meglio. Presto detto, giusto due esempi. Anziché dover mettere telecamere in ogni angolo di casa pago le tasse per avere forze dell’ordine pagate dallo Stato per prevenire il crimine. Pago le tasse per avere asili nido e scuole a tempo pieno per limitare le spese per la baby sitter. Il nostro è un Paese che accompagna il tira a campare con la solita lamentosa tiritera “ma poi guarda un po’ per chi ci tocca lavorare”. Quasi sempre per chi predica che le tasse sono la benzina che alimenta e fa muovere la comunità: la loro.

© Riproduzione riservata