Nel sottobosco
Caffè Scorretto
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L a sua variegata militanza politica è stata la sua vitamina. Giuliano Amato è un sempreverde: non come una quercia, di cui non ha il fisico imponente, ma come un arbusto del sottobosco, che nonostante l’umidità, o forse proprio perché l’umido gli giova, è immarcescibile. Uomo tiepido della sinistra, sempre garbato con la destra, carezzevole con il centro, di buone maniere con tutti, nel suo curriculum si susseguono cariche e incarichi di prestigio tra i più alti dell’apparato statale. Gli manca soltanto l’ascesa al Colle. Più volte ha tentato la scalata, ma sull’ultimo tornante gli è mancato l’ossigeno. Se Mattarella, re repubblicano, non sarà eletto per la terza volta, fra cinque anni potrebbe essere il suo turno. Avrà superato le 91 primavere; ma, proprio perché di primavere si tratta e non di anni, sarà ancora in corsa. Oggi, ottantacinquenne, è stato nominato dal governo di centrodestra presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale. Chi non gli vuole bene sostiene che ha troppi anni per affacciarsi sul mondo rocambolesco dell’innovazione senza soffrire di capogiri. Senectus ipsa est morbus, la vecchiaia stessa è malattia asserì Cicerone. Illustre professore, faccia quel gesto che non ha mai fatto pur avendone avuto molte occasioni: rinunci all’incarico. Se ne faccia una ragione: lei non ha l’età.