M a Putin è nazifascista o comunista? Dire, semplicemente, che è un criminale seriale, un dittatore spietato, pare non sia sufficiente. Bisogna etichettarlo. A seconda del girone infernale in cui lo si colloca cambiano le sfumature di giudizio. Visto da destra o da sinistra la valutazione sul suo tasso di delinquenza comunque non varia. La corsa a collocarlo nel campo avverso si è ravvivata dopo la condanna a due anni e mezzo di carcere del biologo Oleg Orlov, premio Nobel per la pace nel 2022, oppositore e contestatore del regime. Nella Russia di oggi, come nell’Urss di ieri, il reato più grave, irredimibile, è il dissenso. Appresa la sentenza, Orlov ha dichiarato: «Non mi pento di avere definito fascista e totalitario il regime di Putin». Fascista anomalo, viene da dire, se è vero, come lo stesso Orlov ha documentato, che Putin sta riabilitando la figura sanguinaria di Stalin da lui celebrato come «grande condottiero patriottico». Nei fatti ha riattivato il clima di terrore del Kgb, di cui fu una delle tristi figure. Emulo di Hitler o Stalin, o un misto fra i due, poco importa: è un pericoloso despota sanguinario. Etichettarlo è un’inutile sofisticheria. Le sue guerre, con dichiarate mire imperiali e contro l’Occidente, non sono né fasciste né comuniste. Sono guerre. E tutti noi, di destra e di sinistra, siamo nel suo mirino nucleare.

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