P otrà risultare antipatico, odioso, pericoloso e tutto quello che volete. Ma Silvio Berlusconi è animale da palcoscenico politico. Da quando nel ‘94 ha bevuto “l’amaro calice”, e deciso di “scendere in politica” (e già l’utilizzo del verbo scendere anziché entrare la dice lunga sulla stima che ha di sé), il leader di Forza Italia, il cosiddetto partito di plastica, è sempre rimasto al centro dell’attenzione. Dato per politicamente morto una decina di volte, Silvio è risorto come l’Araba Fenice, l’uccello mitologico capace di dominare il fuoco e di rinascere dalle sue ceneri. Giorgia Meloni, vincitrice delle elezioni del 25 settembre, era convinta di aver atterrato il Cav, ormai relegato all’8 per cento e con poca voce in capitolo nella scelta dei ministri. E Silvio che cosa ti combina? In due giorni di audio rubati (rubati? Siamo sicuri?), ha praticamente detto che Zelenski guidava un governo di farabutti e che Putin voleva sostituirlo con uno di «brave persone». E che la causa della guerra era in sostanza la resistenza degli ucraini. «Altrimenti sarebbe finito tutto in due giorni». E così il Cavaliere ha riconquistato di prepotenza le prime pagine. Prima o poi l’86enne Berlusconi smetterà di fare il Pierino della politica italiana. Al Paese non so, a noi giornalisti mancherà senz’altro.

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