E ra dal 2018 che non si parlava tanto dei migranti. Da quando cioè il ministro dell’Interno Matteo Salvini chiuse i porti alle navi dell’Ong causando uno scontro epocale. Dopo un lungo intervallo, nel corso del quale il peso del problema è ricaduto solo sull’hotspot di Lampedusa nel disinteresse totale, ecco che gli sbarchi sono tornati al centro dei tg e dei talk show televisivi. Fra un po’ riemergerà dall’oblio anche Carola Rackete, rimasta silente per anni. Neanche il tempo di giurare nelle mani del presidente Mattarella, che il governo Meloni si è ritrovato a dover fare i conti con la fila di navi Ong stracariche di uomini, donne e bambini. Dal 2018 sono passati quattro anni nel corso dei quali nessuno si è posto il problema di trovare, o almeno cercare, una soluzione a una questione di portata mondiale. Perché la prospettiva non può essere quella di accogliere tutti e poi cacciare i migranti ai margini della società, se va bene a chiedere qualche spicciolo a chi parcheggia l’auto o l’elemosina fuori dai supermercati, e se va male nelle mani della criminalità. La verità è che sulla pelle di queste persone si gioca una partita politica. La destra li usa per blandire il proprio elettorato, la sinistra per combattere la destra. Del destino di questi ultimi non importa niente né alla destra né alla sinistra.

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