G esù non nasce sempre a Betlemme. Ogni tanto, per amore suo e per crudeltà degli umani, cambia posto. I luoghi disperati, dove si fa il censimento come ai suoi tempi, non mancano: adesso si usa contare i morti di fame, i cannoni e i droni caricati a “balla”, gli uragani e i nubifragi. Quest’anno Maria e Giuseppe gireranno per Gaza o per l’Ucraina, per Cutro e Lampedusa ma non è facile trovare chi li ospita, le case sono macerie e i barconi sequestrati o affondati. C’è chi ritorna per recuperare una vecchia foto e chi per fare un selfie. I Re Magi rinunceranno al loro viaggio in auto, la benzina costa, ma se anche si muovessero con i cammelli arriverebbero dal Bambinello cavalcando dromedari, dato che il Fisco almeno una gobba la preleverebbe. Ma la preoccupazione maggiore è per i doni, i Magi sono generosi ma non fessi: l’oro potrebbe finire nelle tasche dei pochi che non lo meritano, dell’incenso si fa largo consumo nei sotterranei della politica più che nelle chiese. Della mirra neppure i Magi dopo duemila anni, ne conoscono i pregi. Il bue aspetta la chiamata, l’asinello ne ha avuto troppe. Nel destino dei poveri appare sempre una grotta, un ponte come ultimo rifugio dove ripararsi; gli appartamenti ci sono ma i proprietari non ci pensano proprio ad affittarli a chi ha perso anche il reddito di cittadinanza. Facciamo i buoni, è Natale.

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