(...) L ettera di un ottuagenario: «Faccio parte di una bocciofila composta di persone diversamente giovani. Dire anziani o vecchi è sconveniente e offensivo. Il linguaggio sempre più corretto dei nostri tempi ha abolito le venerande età. Oggi veneriamo la giovinezza. Tutti, anche i vecchi, si sentono giovani: giovani dentro, dicono. Sentono di avere un’aspettativa di vita secolare. Io sono uno di loro. Ma nessuno di noi osa dichiararlo. Potrebbe giungere all’orecchio di un non meglio identificato signor Inps, che crede di avere individuato in noi ex giovani troppo longevi la causa del dissesto del suo Istituto. Ecco quindi la minaccia: ridurre la pensione a chi ha un’aspettativa di lunga vita. Geniale idiozia. Domando: chi stabilisce quanto una persona potrà ancora campare e in base a quali criteri? Qual è la soglia di vita oltre la quale si viene penalizzati? E se uno muore prima del previsto avrà diritto a rimborsi e indennizzi e in quale forma? È stabilita una punizione per le donne, che notoriamente vivono più a lungo degli uomini? Signor Inps, se spera che io per disperazione ricorra al suicidio assistito la deluderò. Seguirò il suggerimento di Voltaire, che liquidò con questa frase serafica un individuo importuno: “Ho deciso di essere felice perché fa bene alla mia salute”. E camperò più di cent’anni. Per farle dispetto».

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