F rancesco Costa ha ragione (gli capita spesso) quando nella sua rassegna stampa in podcast, “Morning”, schiaffeggia chi definiva l’Abruzzo “l’Ohio d’Italia” nei pezzi elettorali di ieri, dopo averlo fatto ieri l’altro per il Molise e l’Umbria e mentre si accinge a farlo domani per la Basilicata.

Costa contesta che l’Abruzzo o qualunque altra regione (anche la Sardegna neoTodd) siano sismografi politici come in America era un tempo l’Ohio. Poi può anche darsi che i giornali intendano altro, e usino quell’espressione riferendosi al ruolo che l’Ohio ebbe nelle presidenziali 2012, quindi alludendo a un peso che può spostarsi su un piatto o su un altro (nel nostro caso la bilancia sarebbe la tenuta del centrodestra) più che a un oracolo sulle elezioni future. Ma sono sfumature, in ogni caso l’espressione è usurata e stupidina. Però essendo una scemenza orecchiabile è sicuro che ce la sorbiremo ancora per molte tornate, regionali e politiche. E magari ripenseremo a Benigni, che quando gli davano del Woody Allen italiano rispondeva di sentirsi più l’Anna Magnani svizzera, e ci verrà il prurito surreale di annunciare che l’Oregon è un po’ il Friuli algerino. Oppure ripescheremo Pippo Franco che cantava ecumenico, e forse lui sì profetico: le galline dell’Ohio / fan le uova nel pollahio / proprio come qui da noi / a Bergamo alta.

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