L’accento deraglia
Caffè Scorretto
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S e una mattina d’estate un viaggiatore decidesse di andare in treno a Mogoro (per esempio sabato scorso per vedere la fiera dell’artigianato) scoprirebbe dai ripetitivi annunci vocali che la destinazione principale di quella tratta non è Macomer - come gli orari ferroviari, il senso comune e la tradizione orale dei viaggiatori suggeriscono - bensì Màcomer, con l’accento sulla prima vocale.
È vero che il mondo, la Sardegna e lo stesso Marghine hanno problemi più pressanti, però è francamente molto fastidioso che le ferrovie, nei verbosissimi annunci registrati inflitti ai viaggiatori a ciascuna delle frequenti fermate, storpino così selvaggiamente quel toponimo come finora aveva osato fare solo qualche tassista romano (“Che sei sardo? Io ho fatto er militare a Màcomer e m’aa ricordo bene: mortacci che freddo…”).
Sembra una sciocchezza, ma non lo è. Il treno era pulito, l’aria condizionata ragionevole, le fermate sono state raggiunte tutte puntualmente e il bigliettaio era giovane e cortese. Però appena sceso dal treno – e anche nelle ore successive, evidentemente – quel che ti restava in mente di quel viaggio decente, affidabile, economico e quasi silenzioso era Màcomer. Un peccato.
Un peccato di sciatteria, per l’esattezza.