C hi nega il cambiamento climatico compie un reato. Lo sostiene il professor Gianfranco Pellegrino docente alla Luiss di Roma. Autore di pregevoli pubblicazioni, il professore, come tutte le persone sensibili e dotate di spirito umanitario, è stato emotivamente colpito, ma forse troppo, dal recente nubifragio abbattutosi sulla Romagna. La sua tesi, che espone sul quotidiano “Domani”, è fondata su un assunto: «I negazionisti sono una minoranza sparuta e spesso formata da incompetenti, che non hanno una formazione adeguata per quanto possano avere una qualche formazione scientifica». Nessun dubbio lo sfiora. Anzi, si fa strada nel suo ragionamento una certezza: «Le omissioni e i ritardi che portano al disastro di oggi sono in parte anche colpa dei negazionisti. Quei morti sono anche colpa loro». Il salto dialettico è acrobatico. Il professore si improvvisa funambolo della logica e con una contorsione addiviene a una conclusione sproporzionata: «Contro il negazionismo climatico –sentenzia- la reazione deve essere ferma e si deve spingere, in certi casi, anche alla repressione penale». Le verità di Stato, egregio professore, sono pericolose assai. Soltanto nei regimi totalitari e in quelli teocratici lo Stato ha sempre ragione. In quelli democratici esiste anche, per i cittadini, la libertà di avere torto.

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