L a cosiddetta cultura woke, che si dichiara progressista, vuole congelare la Storia. Il passato va impietrito nell’eterno presente. Tutto va giudicato e strumentalizzato secondo le regole e la morale del nostro tempo: un metodo imposto da una cupola di intellettuali della galassia politica della sinistra internazionale. Niente, a quanto pare, più del teatro lirico si presta a questa mistificazione. L’ultimo malcapitato dopo Verdi, Puccini, Bizet è Gioachino Rossini. La sua opera tragica “Maometto II”, la cui vicenda si svolge nel 1470 ai tempi della conquista ottomana di Negroponte, è stata traslata ai nostri giorni dal regista spagnolo Calixto Bieito. “Maometto II” è un lavoro grandioso e tenebroso, che si comprende solo se lo si inquadra nell’epoca e nell’ambiente che gli sono propri. Bieito, invece, lo colloca in un non luogo dei nostri giorni. I personaggi vestono abiti di foggia moderna, girano per il palcoscenico tra cavalli di Frisia, trasportano paccottiglie lasciando intendere che si tratta di sfollati di qualche guerra. Un’accozzaglia di trovate futili, uno spettacolo che sconfina nel grottesco. Un inganno ideologico, una truffa intellettuale. Luogo del misfatto targato woke, il glorioso teatro San Carlo di Napoli. Nota storica d’attualità: Maometto II, grande campione dell’islamismo, legalizzò il fratricidio.

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