L a Rai ha un indebitamento “sostenibile” di 580 milioni. Vale a dire: il buco c’è ma l’azienda è in grado di tapparlo, assicura il consiglio di amministrazione. Come? Un semplice ragioniere non avrebbe dubbi: con gli utili che passano attraverso una seria ristrutturazione aziendale. C’è un però. La Rai in quanto televisione a controllo statale rientra nel calderone delle amministrazioni pubbliche. Ovvero in una di quelle enclave magiche dove anche sotto la crisi più nera le finanze pubbliche, alimentate dagli onesti contribuenti anche per conto dei disonesti, sfornano moneta per l’utile e l’inutile, per le ribollite politiche e le repliche di Montalbano. Chiedete e vi sarà dato, così va da sempre in Italia. Viale Mazzini mai avrebbe pensato di trovare la cassaforte blindata e il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, “proprietario” dell’azienda, a ricordare che non è più tempo di frizzi e lazzi, di spese pesanti per programmi leggeri. Ma allora perché non scaricare il debito aumentando il canone? Il ministro di fronte al ripetuto “zero canone” del suo capo partito Salvini e nonostante l’eliminazione del balzello dalla bolletta elettrica dal 2024 (che porterebbe l’evasione tra il 30 e il 50 per cento) al massimo può sperare in una riduzione, ma di sicuro esclude un aumento. Viva la Rai, con meno capoccioni e più operai.

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