Un suggerimento ai giornalisti che si occupano di politica nazionale e soprattutto ai loro capiredattori: il divorzio fra Azione e Italia Viva non potrebbe diventare una rubrichetta? Un piccolo appuntamento fisso tipo l’oroscopo, senza grande rilievo grafico, in un angolino discreto? La vicenda ha sicuramente un suo pubblico - una nicchia di blairiani irredenti, confindustriali di sinistra e avvocati divorzisti – ma la sensazione è che la massa non la segua più con l’adrenalina a mille. Anche perché i giornali generalmente danno notizie, cioè annunciano novità: se tu ogni due per tre annunci il “divorzio Calenda-Renzi” è inevitabile correre con lo sguardo alla data del giornale, chiedendoti se l’edicolante non ti abbia rifilato quello di ieri, o una copia di febbraio. Al tempo stesso in un titolo – e tantomeno in un titoletto – non possono starci gli infinitesimali sviluppi e i dettagliuzzi di cui si nutre questo lunghissimo addio, ormai molto più duraturo del matrimonio. E Boschi ha detto così, e Richetti ha detto cosà, e Matteo ha sgraffignato a Carlo un senatore, e quell’altro si è preso due consiglieri a Forlimpopoli e tre carrarmatini nella Kamchatka… Nulla, il dispettuccio del giorno lo metti lì nella sua brava rubrichetta, come il riassuntino delle telenovele che su Tv Sorrisi e Canzoni annunciavano la nuova puntata, in alto un titolo fisso (che so, “Ciao core”) e infine la sua brava scritta “97 – segue…”.

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