N ei Comuni sta succedendo quel che si è verificato nella Sanità pubblica con i medici che preferiscono trasferirsi all’estero dove si guadagna molto di più e ci si stressa molto meno. I 10 mila che vivono col mensile di impiegato comunale sanno che l’America è vicina, basta varcare la porta della Regione per incassare 300 euro in più al mese (premi a parte) e trovare l’antidoto allo stress da fiato sul collo. Bussano e il portone si apre, non sempre ma facilmente se il guardiano è quello giusto. I sindaci dopo aver concesso il via libera ai dipendenti verso altre amministrazioni, in particolare la Regione, si rendono conto che i buchi in organico si sono allargati. Ci sarebbe da dire che i sindaci avevano (e hanno) il potere di stoppare le uscite quando manca la certezza del recupero numerico e qualitativo della forza lavoro persa. Uno esce e l’altro entra, ma non è andata così. Con i bilanci tirati all’osso assumere è un problema ed ecco la trovata: chiedere un contratto unico per tutti i dipendenti degli enti locali, Regione in testa. I Consigli comunali stanno votando un documento per unificare le posizioni giuridiche e economiche: i propri dipendenti pagati come i regionali, questo sarebbe. Chi sborsa? I Comuni non possono, la Regione potrebbe. In attesa degli studi dell’alta burocrazia, gustiamoci le balle in proiezione elettorale.

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