N ei suoi articoli Theo Baker si è occupato con ostinazione dei conti che non tornavano nelle ricerche firmate dal gruppo del neuroscienziato Marc Tessier-Lavigne. Aveva ragione da vendere: nel giro di otto mesi lo scienziato ha ammesso di aver ignorato e/o avallato in 12 studi la presenza di dati falsi o copiati e di immagini alterate con photoshop. E si è dimesso.

Ecco qualche dettaglio che rende la storia più interessante. Baker ha cominciato la sua campagna di stampa lo scorso anno, quando ne aveva 17. Il giornale sul quale ha scritto è quello dell’università di Stanford, dove lui era un neoiscritto, una matricola. Tessier-Lavigne oltre che uno scienziato di fama internazionale era il rettore di Stanford. Baker, come spiega il Corriere della Sera, è figlio del capo dei corrispondenti dalla Casa Bianca del “New York Times”, mentre sua madre, Susan Glasser, è una celebre firma del “New Yorker”. Agli inizi della sua inchiesta studentesca i genitori gli hanno suggerito di fare attenzione, e poi lo hanno lasciato in pace.

In attesa che da questa storia traggano un film americano, proviamo a farcene uno italiano. Trama: uno studente italiano trova dei dati farlocchi nei lavori del suo rettore italiano. E prima di proporre la propria inchiesta al giornale di facoltà italiano, ne parla con i propri genitori italiani.

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