La foresta silenziosa
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« Questa falsa modernità, che consisterebbe nel non avere regole. Anzi addirittura la anormalità diventa quasi una regola. Dobbiamo fare anche quasi, direi, l’elogio degli invertiti... Se lo fossero tutti si estinguerebbe la razza umana, fra l’altro!».
C’è tanta robaccia in queste poche parole. La convinzione che a qualcuno spetti regolare la sessualità degli altri. Il disprezzo che trasuda dal termine “invertiti”. L’idea che un’inclinazione sessuale si possa scegliere, e magari incentivare attraverso il rispetto o scoraggiare col disprezzo.
Questa roba non l’ha detta uno scrittore per insicuri, ma un uomo che è stato sette volte presidente del Consiglio, ha avuto un potere immenso e ha sfiorato il Quirinale. L’ha detta (anzi, la disse: l’italiano ha delle regole, a differenza dell’eros) Giulio Andreotti nemmeno 20 anni fa a Rimini, davanti al popolo di Cl che si spellava le mani ad applaudirlo.
Oggi Giorgia Meloni, che pure ha un retroterra più sbrigativo e viriloide di quello andreottiano, roba così non la direbbe mai. Perché non la pensa e/o perché per una persona di potere non sono più parole ammissibili, e probabilmente anche nell’Italia moderata produrrebbero più perplessità che consensi. Forse davvero fa meno rumore la foresta della tolleranza che cresce attorno a noi che i filari di pioppi abbattuti per stampare Vannacci.