I l Pd, che di solito si complica la vita inutilmente, se non altro stavolta con la visita a Cospito lo ha fatto utilmente. È utile, anzi prezioso testimoniare che se un parlamentare visita un detenuto non solidarizza con lui o con la sua causa ma esercita una sacrosanta prerogativa, quella di controllare come lo Stato tratta le persone alle quali ha tolto la libertà e delle quali ha quindi la responsabilità.

L’utilità è tutta qui: far capire che civile è il contrario di incivile, non di penale.

Poi c’è la complicazione, che è tutta in un episodio. Quando Ivan Scalfarotto visitò in carcere gli accusati dell’omicidio del carabiniere Cerciello Rega gli arrivarono da destra lanci di pattume politico neanche fosse un complice di quell’assassinio. Il suo segretario di allora, l’inadeguato Zingaretti, anziché difenderlo corse a prendere le distanze e come lui fecero tanti altri Dem che volevano stare “dalla parte della vittima”. Non parliamo del Risorgimento: era il 2019 (peraltro Scalfarotto, disgustato, uscì dal Pd per entrare in Italia Viva e quindi ora sta nel Terzo Polo insieme a Calenda, che per quella visita in carcere lo svillaneggiò in modo insopportabile).

Il Pd ci ha messo quasi quattro anni a convincere il Pd. Ora, a parte quattro gatti come Cucchi e i radicali, rimangono tutti gli altri ed è fatta.

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