C ome è facile distinguere un saggio serio da una fantasia narcisista già guardando quantità e qualità dei riferimenti bibliografici, così è semplice distinguere un’inchiesta affidabile dal delirio di un complottista controllando quanto sono numerosi e generici i riferimenti al “potere”. Perché il potere, a differenza dei potenti, notoriamente esiste solo in qualche film e in qualche post fesso.

Da quando abbiamo coscienza di noi stessi come opinione pubblica, e quindi anche da prima dell’editoriale “Io so” di Pasolini, siamo consapevoli che esistono i complotti, esistono le connivenze, esistono le trame. Le vittime della strage di Bologna non morirono di raffreddore e neppure Ambrosoli, e gli intrecci fra politica, logge e criminalità non sono ipotesi ma costituiscono l’aria che molti cittadini respirano in larghe zone del Paese, non solo quelle più a sud.

È abbastanza logico che le stupidaggini sul vaccino – con accuse in stile Savi di Sion contro Bill Gates e i virologi e gli impiantatori di microchip – suscitino insofferenza in un Paese che ha bisogno di tornare a vivere più o meno come prima. Ma questo fastidio rischia di travolgere nello stesso rigetto gli interrogativi profondi e quelli fasulli, gli allarmi fondati e quelli fantasy. Se “il Potere” esistesse, ringrazierebbe il diavolo ogni giorno che scendono in piazza o sui social i pazzerelloni no questo e no quest’altro.

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