Insultiamoci tutti
Caffè Scorretto
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C he volete che sia, la contestazione del dieci per cento dei presenti a un comizio? In fin dei conti, il novanta per cento ascolta. Un successone, a meno che non siano solo dieci i cittadini davanti al palco, come a Sulmona, nell’Aquilano. E così se la sono giocata in undici: l’oratore (Vittorio Sgarbi, che la prima elezione in Parlamento la ottenne in Sardegna) e i dieci cittadini, nemmeno d’accordo tra loro. Solo uno contestava platealmente il critico d’arte prestato alla politica, applaudendo per schernirlo.
Com’è finita? Come sempre, noiosamente sempre, quando a quel pur affascinante cervello ci si contrappone: si è conclusa con il solito «Capra! Capra!» già sentito tante volte che, ormai, chi cita quell’animale ormai deve versare i diritti d’autore a Sgarbi.
L’ex sottosegretario alla Cultura (lo era fino a quando un quadro non ha “quadrato” più) si frega le mani: «Se un comizio senza persone diventa virale, è un successo». Suo, forse. Nostro, per niente. Questa violenza in tv, gli insulti gridati come cani rabbiosi sui social network, svolgono la loro parte nel peggiorarci tutti: siamo sempre più profittatori e maleducati. Molto meglio imbucarsi alla processione per il Corpus Domini, in contemporanea a Sulmona: ego te absolvo ...
Resta da capire se noi siamo tutti Sgarbi o se Sgarbi era noi fin dall’inizio. Comunque vada, sarà un insuccesso.