S mettiamola di mistificare. Putin non è nazista, come sostengono molti politici, sociologi e opinionisti, i quali escludono a priori, per fede ideologica, che i suoi metodi di governo e le smanie di conquiste militari rievochino quelli del comunismo. I bombardamenti mirati su obiettivi civili e il piano cinico di ridurre alla fame e alla morte per assideramento la popolazione ucraina sono, a loro dire, metodi nazisti. Dal 2008 il quarto sabato di novembre si commemora l’Holodomor, parola agghiacciante che significa “morte per fame”. Ne furono vittime i kulaki ucraini. «Per eliminarli è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo»: firmato Josif Stalin. Fu un genocidio. Anche Putin sta affamando gli ucraini. Li ha privati del gas, del riscaldamento, dell’energia elettrica nelle case, nelle fabbriche, negli ospedali. Questo falso zar è un comunista di ritorno, un piccolo Stalin non meno disumano. Come disumana è la potenza della fame. Se questo volete chiamarlo nazismo fate pure. Purché ci si intenda sull’equivalenza delle atrocità dell’una e dell’altra dittatura. E si smetta di fare il conteggio macabro dei morti e dei genocidi per assegnare la palma del peggiore a chi ne ha ammazzato uno di più.

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