C on il massimo rispetto per le funzioni dei giudici del Tar, la bocciatura dell’ordinanza del sindaco di Firenze Nardella che, preoccupato dagli incidenti causati dai monopattini, aveva imposto l’obbligo di usare in città il casco, pone qualche interrogativo. La decisione avrà sicuramente un fondamento in punta di diritto (invocato con un ricorso dalle aziende di noleggio dei mezzi) ma cassare la decisione del sindaco solo perché l’ordinanza andava firmata da un tecnico riporta a un esagerato formalismo, Nardella dixit. Nel Paese dei cavilli anche il diritto qualche volta gira a rovescio. Mentre si discute di un problema così semplice ma non per questo banale, succede che in una strada di Firenze un ragazzo in monopattino senza casco sia morto andando a sbattere contro un’auto. Il sindaco Nardella è pronto a ripetere l’ordinanza se il Parlamento non rispolvera e tira fuori dai cassetti, dove giace da tempo, la normativa sull’uso del monopattino e rifletta sui dati dell’“Associazione amici della Polizia Stradale” che registrano un monopattino coinvolto, mediamente ogni tre giorni, in un incidente grave. Il tempo è scaduto perché con le vite umane non si scherza e poi perché un sindaco come Dario Nardella merita rispetto per quello che fa senza aspettare Roma, l’eterna addormentata.

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