B eppe Grillo, ovvero l’incarnazione del mistero buffo di Dario Fo, è tornato. Era scomparso dalle cronache della politica e del cabaret, che per lui sono sinonimi; pensavamo che si fosse rintanato in una grillara, la tana dove i grilli depongono le uova. Invece era in pericolosa pausa di meditazione. Dal suo sovrumano sforzo cerebrale è scaturita un’idea geniale e rivoluzionaria: fallito l’obiettivo mai raggiunto da alcuno al mondo di abolire la povertà, ora vuole sopprimere la ricchezza. Progetto solo apparentemente più facile. Al suo fianco non c’è più Gigi Di Maio, l’infido cagnolino che ha rotto il guinzaglio e ora galleggia nel Golfo Persico. E nemmeno il perfido Conte Giuseppe, che lo ha trattato come Pinocchio trattò il grillo parlante. Questa volta dovrà cavarsela da solo. L’impresa è titanica perché il suo fine ultimo è «sopprimere il lusso per domare il clima». Il nesso che lega lusso e clima è oscuro; ma sappiamo che salvare la Terra è il chiodo fisso di tutti i gretini sparsi per il mondo. Con l’aria di un profeta psichedelico ammonisce e predica. Tace però dei suoi trascorsi da ricco inquinatore, quando festeggiava il capodanno a Malindi ospite del diversamente proletario Flavio Briatore. Ora, fattosi francescano, vuole abolire la ricchezza. «Una grillata pazzesca» direbbe un redivivo Paolo Villaggio.

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