« Le piazze non si commentano, si frequentano». Lo ha scritto Marco Furfaro, braccio politico di Elly Schlein. Anche ricorrendo a un’accurata esegesi, come per i passi oscuri della Bibbia, è difficile capire i significati primo e ultimo di questa frase, che può adattarsi a qualunque piazza, da quella dei boyscout a quella dei neonazisti. Furfaro ha un passato da assiduo militante della sinistra: con Vendola, Pisapia, Tsipras, Boldrini. Esperienze politicamente formative che gli consentono, dopo essersi iscritto quattro anni fa al Pd, in contemporanea con Elly, di accedere direttamente alla direzione nazionale, senza fare anticamera. I due neofiti si frequentano, si apprezzano e lei, quando assurge con il voto liquido del web alla carica di segretario del partito, lo nomina responsabile delle “Iniziative politiche”, ruolo cardine dell’apparato. Per capire le mosse strategiche di Schlein si deve quindi fare riferimento a Furfaro. Sarebbe lui il vero manovratore della macchina Pd. Che, stando ai sondaggi, ha il motore ingrippato. Insomma: una perfetta accoppiata perdente. La colpa di Elly, dicono coloro che le vogliono bene, è avere sbagliato la scelta del suo principale consigliere. Non solo: secondo alcuni stilisti invidiosi anche quella dell’armocromista. Non sempre il diavolo veste Prada; talvolta il diavolo veste Schlein.

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