N el video del carabiniere in tenuta antisommossa che parlando con un’anziana manifestante pro Palestina delegittima Mattarella, la cosa che colpisce di più è la reazione candida della signora. Quando lui dice: «Con tutto il rispetto, signora, non è il mio presidente», lei resta perplessa e gli domanda: «Di che Paese è?». E quando quello chiarisce il concetto («Io non l’ho votato, non lo sento mio, non lo riconosco»), la donna fa un passo indietro. Nulla di melodrammatico: si scosta. Come se avesse assistito a qualcosa di contronatura come un gatto che fischia o un neonato che fuma.

E in effetti ha ragione. Non che un carabiniere non possa avere le sue opinioni, anche vivaci, ma la divisa gli serve a tenersele dentro. Perché quelle stellette dicono che chi le porta è un pezzetto di Stato, e tutti hanno il diritto di confidare in uno Stato bene comune, che crede in sé stesso e difende le istituzioni anche mordendosi la lingua, quando è il caso, senza turbare le anziane cittadine. Caro carabiniere, lei può usare la forza e rappresenta la Repubblica: è molta roba. E da un grande potere derivano grandi responsabilità, ne tenga conto, in futuro. Anche perché non è una frase di Mattarella né di Che Guevara: è roba meno antagonista, lo diceva il nonno dell’Uomo Ragno.

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