N iente resterà impunito. Nemmeno i selfie in palestra, in discoteca, al mare, al ristorante postati per i fans, anche quando non se ne hanno. Dunque, tormentando la sbadigliante platea social.

A pagarla saranno i narcisi europei dei social network, oltre che gli altri utilizzatori: da lunedì, si spenderanno dieci euro al mese (anzi, 9,99) per poter (non) esistere su Facebook e Instagram. Il signor Zuckerberg non è fesso, anzi: è la tariffa che la sua Meta richiederà per collegarsi dal computer fisso. Però quasi tutti lo fanno dallo smartphone, e la tariffa sale a 12,99: praticamente tredici, proprio quanti andarono a una cena che due millenni fa finì malissimo. Stavolta il pasto siamo noi: chi non paga, “socializza” sommerso di pubblicità.

È giusto pagare per i servizi, proprio come Facebook non ha fatto quando ha postato articoli di giornale, la cui preparazione richiede spese: nessuno lavora senza compenso. Però i social, non solo Fb, li regalano: tutto gratis, ma paga un altro. E poi, oltre che l’informazione certificata, ci sono migliaia di balle spaziali spacciate come notizie, anche se Meta afferma di averle ridotte. Solo in Italia, nel primo semestre Fb ha cancellato 45mila post falsi, e 1.100 Instagram. I tantissimi altri no: sono ancora lì a mentire spudoratamente. Alla fine, «buongiornissimo», certo. Ma prima passate alla cassa.

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