I n Italia abbonda la burocrazia ma difetta la meritocrazia. L’ufficio studi della Cgia di Mestre certifica che il costo annuo in capo alle imprese italiane colpite dall’elefantiasi burocratica ammonta a 57 miliardi di euro. Nel mondo ci posizioniamo al 136° posto e in Europa al 24° su 27 Paesi. Tra le Regioni europee per qualità istituzionale la Sardegna occupa il 186° posto su 208 monitorate. L’anno scorso oltre 129 mila giovani cervelli hanno mollato perché in Italia i meriti valgono meno del due di picche. Si racconta del genio allevato a crusca fuori dall’accademia: “Non abbiamo mai indietro e non indetremo mai”. Invece indietrammo, corresse il prof. Era debole nella consecutio ma forte nell’esecutio degli imbrogli per scroccare un posto al sole. Non ha pedalato come sarebbe stato giusto per lui e salutare per il Paese, ma si è fatto scorrazzare sull’auto blu. Tutti hanno diritto alla bistecca, ma chi vale di più non solo perché madre natura l’ha battezzato ma perché ha utilizzato il cervello per come andava spremuto, deve avere molto di più. Invece tutti i giorni ci raccontano di posti dirigenziali assegnati a qualche incapace con santi in paradiso. Chi può scappa, ma per compensare la permanenza in pianta stabile del burocrate senza qualità ci pensa, per fortuna dell’Italia, la segretaria che di padrini ha solo quello della cresima.

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