I eri la destra alla Knesset ha approvato uno dei punti chiave della riforma della giustizia e in Israele la protesta è tornata a divampare. Da mesi il Paese è spaccato come non mai, e non aiuta che a voler cambiare le regole sulla magistratura, anche quella suprema, sia un premier opaco e inquisito.

A marzo, quando il conflitto politico aveva già invaso le piazze e scatenato scioperi senza precedenti, Fania Oz-Salzberger, figlia del grande scrittore Amos Oz, raccontava a Davide Frattini del Corriere un episodio di un corteo anti-riforma a cui aveva preso parte: «Mentre noi scendevamo dalla collina, i gruppi di estrema destra stavano risalendo il prato verso il parlamento. Ci hanno insultato, minacciato. Ma un anziano sostenitore di Netanyahu si è avvicinato, ha detto “siamo tutti fratelli” e ci ha offerto i cioccolatini che aveva portato apposta. Mi sono commossa».

Noi ammiriamo Israele perché ha saputo trasformare il deserto in un giardino, ma è un esempio che preferiamo citare piuttosto che seguire. Sarebbe bello se almeno in politica riuscissimo pure noi a far sbocciare un fiorellino di legittimazione reciproca, una pianta di patriottismo civico. Non servono il lavoro duro e l’alta tecnologia profusi nell’agricoltura estrema di Israele. A volte basta un cioccolatino (con questo caldo meglio altro, ma ci siamo intesi).

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