I soliti sardi ignoti
Caffè Scorretto
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I l crimine perfetto non esiste, ma qui pare abbiano fatto di tutto per farsi beccare: un sardo fesso o un furbo che vuol far passare gli altri per fessi? Parliamo, Roberto Saviano permettendo, della rapina sull’Aurelia ai due portavalori che ha fruttato 3 milioni di euro al gruppo criminale con base in Sardegna, si dice. Le cronache tra “sembra “e “forse” vanno prese con beneficio; il condizionale sorregge il dubbio che tiene viva l’ipotesi data per certezza: sardi sono, ajò!. A inchiodarli la “o” chiusa, la pronuncia tipicamente sarda e soprattutto quell’Ajò, che sarebbe scappato al rapinatore per niente “balente”. Non bastasse, la rapina nell’Aurelia è la fotocopia di altre consumate nell’Isola, scuola sarda come a suo tempo i sequestri di persona. Tutto questo basta per dire che si tratta “oltre ogni ragionevole dubbio” di sardi? Non pare proprio, una cosa è però certa: “Ajò” è sardo come “li mortacci” romano e “bischero” toscano, metterlo in bocca a un barese o a un brianzolo è semplice quanto fu all’oristanese Tiberio Murgia interpretare il siciliano “Ferribotte” nel film i “Soliti ignoti”. Anni fa un quotidiano romano titolò che una banda capeggiata da un sardo aveva tentato una rapina. Si trattava di un sarto e non di un sardo. Era evidente per chi incappò nell’errore che il capo della banda di malviventi non poteva essere che sardo.