Gli irriconoscibili
Caffè Scorretto
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C onte, in arte Giuseppi, è diventato capriccioso e bizzoso. È il suo atto notorio di esistenza in vita. Tra i missili e le bombe della guerra ucraina cerca spazio nelle cronache. Minaccia sorprese di cattivo gusto e si agita come uno sciroppo prima dell’uso. Entra a Palazzo Chigi per diffidare il premier dall’aumentare il budget della Difesa; Draghi lo mette a perdere e lui ne esce stringendo come un trofeo un pugno di mosche. Sale spavaldo al Quirinale e Mattarella lo placa con buffetti e moniti come si fa con i ragazzi discoli. Quei due palazzi lo hanno visto frequentatore e protagonista: lui, tapino di provincia, con ricciolo vezzoso e pochette, proiettato improvvisamente e senza meriti nell’empireo della politica. Dall’altare ai sampietrini, dal «ciao Angela» (Merkel) al «ciao Barbara» (Lezzi). I grillini sono una torma di migranti in cerca di un alloggio. L’armata del “vaffa” si è ridotta a un drappello: alcuni sono diventati liberali, altri moderati, certuni persino atlantici. Irriconoscibili e irriconoscenti: hanno rinnegato il padre Beppe e le sue teorie, rivoluzionarie soltanto perché comiche. Saltano come grilli veri e Giuseppi non sa come acchiapparli. I seguaci di Di Maio, ormai istituzionalizzatosi, lo considerano un pericolo e scappano. Si sono scaltriti: grillini sì, grullini no.