O rmai ogni giorno è una giornata. Sembra un gioco di parole, un nonsenso. Invece no. L’Onu dedica quasi ogni giorno a un tema, un fatto storico, una malattia. Ieri, 23 giugno, era la giornata internazionale del servizio pubblico e, con accostamento inspiegabile, anche delle vedove; domani sarà quella dei lavoratori marittimi. Oggi riposo. In questo mese le “giornate” sono 27 su 30 giorni. In un anno sono 172. A queste vanno sommati le settimane, gli anni e i decenni dedicati a qualcosa. Poi ci sono le giornate italiche delle memorie storiche e delle commemorazioni. Cui si aggiungono gli anniversari di stragi e omicidi. Una volta questi avevano cadenze decennali, oggi annuali: 57esimo della strage di … 23esimo dell’uccisione di … E giù a rievocare e ammonire. Quotidiani sermoni, da Mattarella a Bergoglio, per ricordare di non dimenticare. Sono in corso l’anno della frutta e verdura e il decennio delle persone di discendenza africana. La fantasia non manca. Ci sono le giornate del bacio, del vento, dei mancini, del Pi greco, del tonno, dei legumi. Un calderone: se tutto è importante niente lo è più. Sorprende che la prima domenica di maggio sia la giornata mondiale della risata, anche quando coincide con quella dei lavoratori. Talvolta in un lapsus si nasconde un pensiero inconfessabile.

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