C hi ha ormai sulle spalle un po’ di anni ricorda i tempi della Prima Repubblica. Governava la Dc, andata al potere con le elezioni del 1948 dopo aver sconfitto il Fronte popolare formato da socialisti e comunisti, insieme, anche se a corrente alternata, con gli altri partiti storici: Psi, Psdi, Pli, Pri. Erano i tempi del tripartito, del monocolore, del governo balneare, del pentapartito. Si mischiavano un po’ le carte ma il quadro politico italiano sembrava immutabile. «Moriremo tutti democristiani», si diceva allora. Chi avrebbe mai immaginato che la Dc sarebbe scomparsa? Che i partiti di La Malfa e Nenni si sarebbero dissolti sotto i colpi del pool Mani Pulite? La “rivoluzione” targata Di Pietro-Borrelli ha portato allo sfacelo di quei partiti tradizionali. L’altro giorno ho sentito parlare sull’argomento il filoso e ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari: «Quelli della prima Repubblica saranno stati anche fetenti, ma erano colti, leggevano libri. Ho conosciuto Chiaromonte, Amendola, Moro. Ricordo che con Fanfani si parlava di Max Weber e della scienza amministrativa». Ora che sento Giggino polemizzare in maniera scomposta con Putin e Salvini suonare ai campanelli, insomma, mi cadono le braccia.

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