È una questione di curriculum. In quello del rapinatore c’è che era ricercato in Algeria per un omicidio e una serie di rapine. E aveva una pistola stretta nel pugno. Con il curriculum dell’altro, il rapinato, non c’è però paragone: 21 medaglie olimpiche vinte nella sciabola e un’infinità di altre come commissario tecnico della Nazionale di scherma.

A dire il vero, stavolta la medaglia dovrebbero darla al rapinatore, per la gigantesca figuraccia rimediata nel suo assalto a un passante a Milano. Avrà anche trovato uno sportivo, il che non è il massimo della fortuna, ma da vero vigliacco aveva scelto un uomo molto anziano: del 1930, quindi soli sette anni sotto il secolo. Si chiama Attilio Fini, orgoglio dello sport italiano.

Il bandito gli ha puntato la pistola al petto, intimandogli di consegnare il portafogli, ma il vecchietto l’ha disarmato in due mosse: prima gli ha portato via l’arma dalle mani, poi l’ha spinto in mezzo a una selva di ciclomotori in sosta. Da quell’intreccio di manubri, i poliziotti di una volante l’hanno comodamente prelevato ormai cotto e pronto da mangiare. E così il Cavaliere Bianco dall’Algeria è finito in carcere per scontare le sue malefatte. Il buon Fini ha invece conquistato un’armatura. E pensare che Gigi Proietti ci aveva avvertiti: mai far innervosire (diciamo così) er Cavaliere Nero.

© Riproduzione riservata