M olto tempo fa un commerciante di cappelli autolesionista mi chiese di prestare la mia voce per uno spot pubblicitario del suo negozio. Gli feci notare che avevo una voce roca e sgradevole e lui replicò che la voleva proprio per questo: avrebbe sicuramente attirato l’attenzione del pubblico. Chiusi la questione dicendo che i giornalisti, per codice deontologico, non possono fare pubblicità, se non per scopi umanitari. Ho notato però che Diletta Leotta, notissima conduttrice televisiva, fa pubblicità per due o tre aziende, immagino lautamente pagata, senza subire conseguenza alcuna. Questo perché non è iscritta né all’Albo dei giornalisti professionisti né a quello dei pubblicisti. Eppure fa interviste, commenta le partite da bordo campo, conduce programmi di informazione. Insomma, fa la giornalista senza esserlo e, tra una diretta e l’altra, un po’ di réclame, così, tanto per arrotondare. La solita, vecchia storia all’italiana. Le regole sono create apposta per essere disattese, specie se a farlo è un volto noto della televisione. Come diceva Alberto Sordi, alias il Marchese del Grillo: “Io so’ io e voi nun siete un c...”.

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