D i tutto, di più. Non è solo un vecchio slogan della Rai, è un motivo regionale. Non c’è giorno che non porti, e quasi sempre esasperata, una notizia, un’indiscrezione, un pettegolezzo a conferma di una battaglia elettorale che esalta i candidati alla presidenza, relega i partiti in panchina in attesa della chiamata per voto obbligato e manda i residuati della sottopanza a fare i caratteristi senza carattere. Destra, sinistra, centro, indipendentismo, sardismo e persino famiglie si scompongono in un gioco talmente ingarbugliato da far perdere la testa persino al Divino Otelma. I programmi ricordano quelli di vecchie legislature: sanità pubblica a pezzi, (dis)continuità territoriale, spopolamento, lavoro, pensioni per concludere con Mina: parole, parole, nient’altro che parole. I sardi sembrano interessarsi al trito e ritrito quanto i produttori d’armi alla pace. Sbagliano? Il vissuto direbbe di no, la speranza è una dea in coma vigile e la fiducia, quella poca rimasta, non riguarda i programmi ma la presidentessa, il presidente e come al palio di Siena il cavallo di rincorsa che oltre i canapi scalpita ma non partecipa. Sui social gira di tutto, tastieristi nelle vesti di don Basilio di Gioachino Rossini per abbattere l’avversario suggeriscono di provarci dando fiato al venticello delle calunnie. Normalmente anonimi, certamente omini.

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