S iamo alle solite sceneggiate. Tutte le volte che a palazzo Chigi c’è un cambio di poltrone le forze dell’opposizione gridano allo scandalo dimenticando che quando a scaldarle erano loro agivano allo stesso modo, se non peggio. Dire comunque che così fan tutti non è un bel dire da parte di chi arriva con santi propositi ma finisce per fare le stesse cose che prima aveva denunciato. Ogni mezzo è buono. Per raddrizzare a destra la Rai, palazzo Chigi ha fissato in 70 anni il limite di anzianità dei direttori delle fondazioni lirico sinfoniche, limite che guarda caso sembra fatto apposta per far fuori il sovraintendente del San Carlo di Napoli, Lissner. A sostituirlo Fuortes che libera il posto di amministratore delegato Rai e rivoluziona la tivù di Stato, sempre più imbullonata a palazzo Chigi. Prima viene il potere politico, poi gli abbonati anche se in ordine con il canone. Assegnare alla maggioranza il diritto di scegliere i propri uomini di fiducia, in fondo, è l’essenza della democrazia ma senza esagerare. Sulla nomina dei vertici della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato si è andati ben oltre il senso comune che vorrebbe, almeno su incarichi così delicati, prevalessero i meriti e la storia personale rispetto al nome e le simpatie di colore. Nicola Dell’Acqua commissario per la siccità è l’eccezione che non deve confermare la regola.

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