L a notizia non è che Mario Draghi chiude con la Russia anche a costo di ritornare alla carbonella e alle targhe alternate ma che si è rotto dei parlamentari “rompi” che parlano di cose che non conoscono e gli danno pure del bugiardo. Mica l’ha mandato a dire; trattando della riforma del catasto è stato più chiaro dell’alba di Vasco e più frizzante della minerale abbondantemente corretta con l’anidride carbonica. “Ma la parola del presidente varrà pure qualcosa o no; ma come vi devo spiegare che non ci sarà nessuna patrimoniale camuffata e che la revisione del catasto non peserà sulle tasche degli italiani?”. Ma sì, anche la partibus infidelium questo l’ha capito e allora cambia tattica; gli danno una botta, minacciano di spedirlo al tappeto, l’indeboliscono senza mandarlo ko, che per molti significherebbe dimenticare le nottate romane, il caffè Giolitti e il 27 carico di bigliettoni. Siccome con la riforma del catasto per i guastatori non c’è trippa ci provano dando fiato ai concessionari delle aree demaniali lungo le spiagge fino a che alle menti inutilmente spaziose, direbbe Fortebraccio, non scatta il flash dell’Ucraina. Presidente, con la guerra parlare di catasto è una bestemmia. Ma perché? Perché no. Se nella commedia di Eduardo De Filippo “o presepe” non piace, in quella romana la preferenza va all’albero: della cuccagna.

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