P er chi abitualmente va a votare e ci andrà anche questa volta, non è chiaro il meccanismo mentale di un astensionista. In particolare non è chiaro se chi decide di non dare il proprio voto lo ritenga troppo prezioso o troppo irrilevante. Forse in alcuni, addirittura in molti, c’è un mix dei due atteggiamenti: finché il partito che teoricamente rappresenta più da vicino il mio punto di vista candida gente come Tizio, e si tiene senza battere ciglio una legge elettorale come questa, io non voto. Perché non cambierà nulla e comunque nessuno potrà dire che le prossime porcherie verranno fatte con mio avallo. È un punto di vista un po’ nevrotico, come sono sempre le miscele di impotenza e di superbia, ma per alcuni versi è comprensibile. Politicamente e umanamente. Ma c’è un punto: questi non sono tempi normali. Sono straordinari. Il riscaldamento globale sta già facendo vittime anche in Italia, l’inflazione è assurda e l’ipotesi di una guerra nucleare in Europa è ogni giorno un po’ meno accademica. Votare è al tempo stesso il minimo e il massimo che si possa fare per prendere posizione. È vero, Tizio non è un granché. E il tale partito mi assomiglia molto meno di quelli che c’erano ieri, quando ci piaceva la politica. Ma quando in cielo appare un intero stormo di cigni neri, a salvarci non sarà un esercito di struzzi. Coraggio.

© Riproduzione riservata