A sterisco o schwa? Per completezza d’informazione devo tornare su un argomento eccitante, pruriginoso come un manuale del sesso senza tabù. La grammatica egualitaria, quella delle desinenze promiscue, ha una nuova vocale. Si chiama schwa, parola di lingua ignota e etimologia incerta, forse d’origine ebraica, con il significato di “niente” oppure “uguale”. Gli innovatori sostengono che sia più esplicativa del banale asterisco per indicare le desinenze unificate che pareggiano i conti in sospeso fra uomini e donne. La sua rappresentazione grafica è una “e” rovesciata dal suono indefinito. La tastiera del computer la nasconde pudicamente. Per scovarla dovete digitare “Alt 399”: vi comparirà il segno Ə, ossia la schwa, vocale unificante di maschile e femminile, kamasutra fra yang e yin. Un ermafroditismo lessicale sulla strada del politicamente corretto. Ma i seguaci dell’asterisco la contestano. La disputa è simile a quella sul sesso degli angeli. Mentre i sofisti bizantini ne dibattevano, le truppe di Maometto II mettevano a fuoco la città. Anche all’origine di quel disastro ci fu quindi, come oggi, una questione di sesso: angelico, neutro, idealizzato. Se l’avessero risolta con una schwa forse avrebbero salvato Costantinopoli. E la Storia e la grammatica avrebbero avuto un altro corso.

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