È un mondo di apparenze. Allora pronti e parvenza sia, nel nome di santa Falsità tutti i giorni glorificata nei social e in tivù. L’allenatore José Mourinho che arriva a Fiumicino già romano nel “core” e pure de “panza” dopo essersi fasciato e sfasciato di altri mille colori pedatori è l’esempio più banale di quanto l’apparenza superi la realtà e il soldo il sentimento. Ad ogni giro un’altra rincorsa: all’affare. Ormai funziona così non solo nel mondo calcistico: più urli, più vali e più incassi. La sostanza è solo un particolare a margine. Sgarbi non sarebbe Sgarbi se non avesse scoperto che urlare in tivù affibbiando a chiunque gli capiti un cervellino caprino funziona più di una garbata lezione su un dipinto di Guido Reni o del maestro di Castelsardo. Tra lo scoppiettante “vaffa” di Beppe Grillo e il moscio ragionamento di Enrico Letta c’è la stessa differenza che corre tra l’esplosione a vuoto e il potere sottovuoto. Non conta ciò che dici ma il tono che ci metti. Il cinguettio della pidiessina Marianna Madia al massimo buca l’audio di Radio Maria, il barrito di Giorgia Meloni squassa persino Radiofreccia. “Mai tenere la coda tra le gambe. Dio salva anche gli stonati e i cattivi politici”, predicava il politico perfettino Rocco Buttiglione. Fermo restando che non si riferiva a sé stesso.

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