M entre Covid, guerra e inflazione riducon l’uomo in cenere, le banche triplicano gli utili. Semplice: i servizi costano un occhio e mentre i tassi dei prestiti salgono, gli interessi sui depositi, se va bene, non si schiodano. Obiezione: una quota di utili serve a far pulizia dei “bruci” che non capitano quasi mai per caso, da Ambrosiano a Monte Paschi. Altre storie, misteriose ma non tanto. Il discorso si complica non poco. Il cittadino però una cosa capisce subito e molto bene: le banche stanno meglio quando lui sta peggio. Il sistema bancario è un mondo tutto suo che lavora per fare, come tutte le aziende, degli utili. Ma ne fa troppi anche quando il Paese fatica e migliaia di persone non riescono a pagare le rate del mutuo, spinte al rialzo dalla Bce. Uno Stato solidale non pregherebbe le banche di allungare le scadenze, che se allevia il dolore non sana il male, ma lavorerebbe per mantenere le rate a livelli sopportabili. Nel Paese dei bonus e degli sconti fiscali, le banche facciano il loro mestiere senza dimenticare, però, che sono parte del sistema Paese e quindi dovrebbero andare oltre la “rata sospesa”, prendendo magari esempio dalle grandi industrie che a fine anno distribuiscono parte degli utili ai dipendenti. Una buona azione che compensi, almeno in parte, le cattive operazioni, pagate anche da chi oggi non può pagare.

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