C ome praticamente nessuno ricorda, Giorgio Santuz era ministro dei Trasporti nel 1988, quando la cintura di sicurezza diventò obbligatoria per il conducente e per il passeggero del sedile anteriore.

Fu un’ottima idea che coinvolse moltissimi cittadini, e se nessuno ricorda Santuz forse vuol dire che nel 1988 eravamo un po’ più raziocinanti di oggi. Ci fu qualche mugugno, ci fu qualche multa, ci fu la leggenda metropolitana delle magliette napoletane con la cintura disegnata e dopo un po’ imparammo a fare un minuscolo gesto salvavita. Se la legge arrivasse oggi la sensazione è che spunterebbero i No-Cint, furenti perché non vogliono farci sapere dei guidatori morti strozzati, e i securitari che chiedono l’esilio per chi non la indossa, coi talk show a dare pilatescamente spazio a chi vuole salvarci la pelle e a chi non teme di sfondare il parabrezza col cranio. Sui 30 all’ora in città sono state già dette alcune stupidaggini roboanti e francamente abbiamo visto pochi dati, ma pochi davvero. Anziché buttarla salvinescamente in caciara e ridurre tutto alla caricatura di un dibattito fra destra Suvnormale e sinistra bradipal-chic, potremmo parlarne come se fossimo magari non la Danimarca o la California, ma almeno l’Italia del 1988? Capendola bene, questa cosa, si può salvare qualcuno dalla tragedia di morire in strada e qualcun altro da quella di uccidere.

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