G iorgia Meloni ha compiuto un anno. Un anno di governo. Durante il quale ha fatto del suo meglio per mantenere le promesse elettorali. In piccola parte c’è riuscita. L’analisi va fatta considerando la mole degli impegni assunti e il breve tempo trascorso. Gli italiani del centrodestra hanno apprezzato, se è vero l’ultimo sondaggio che le assegna un gradimento popolare pari a quello che aveva un anno fa. Il potere non sempre logora. Da un’indagine più accurata è emerso che la premier ha perso una fetta dei suoi elettori; ma in compenso ha acquisito un numero pressoché uguale di nuovi sostenitori. Chi l’ha abbandonata si dice deluso perché la sua politica si muove su coordinate tracciate dai precedenti governi. Il che è vero. Chi vuole un radicale cambiamento si metta l’anima in pace. Non avverrà mai, né con Meloni né con altri. Nessuno è in grado di farlo. La politica incide sempre meno; sempre più influisce sulle decisioni dei governi europei l’indirizzo stabilito là dove si coagula il potere internazionale. Nel caso dell’Italia, oltre ai santuari della grande finanza, gli sceriffi della Ue, il club dell’euro, la Bce, i G7 e 8, la Nato. Una minoranza che decide per tutti. Una camicia di forza che anche Giorgia ha dovuto indossare. È l’antidemocrazia. É il mondo al contrario. Ma se non si può dire, come non detto.

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