Buon camice a tutti
Caffè Scorretto
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M edico, cura te stesso. Possibilmente, senza far ammalare l’Università. In tre Atenei i candidati all’iscrizione alle facoltà di Medicina, al test d’ingresso, hanno un tantino esagerato. Medici ancora non lo sono, i candidati, ma le “auto-cure” di cui al proverbio sono in corso.
I più ottimisti la chiamano «anomalia statistica», quella che riguarda l’Università di Palermo e due di Napoli: Federico II e Vanvitelli. Già, perché di solito, ai test d’ingresso per Medicina legati al “numero chiuso” (quello che ha lasciato l’Italia senza camici durante il Covid e pure adesso), a conseguire il voto massimo (90) sono pochissimi nell’intero Paese. Stavolta, invece, ben 633, e le Università “migliori” sono quelle di Palermo e Napoli. In Sicilia, bacio accademico per 57 candidati: in proporzione, il triplo rispetto alla pur prestigiosa facoltà di Medicina di Milano.
Difficile credere che un infettivologo indagherà su un’improvvisa epidemia di sapienza (con la minuscola) medica a Napoli e a Palermo. Più che pensare a un virus, è facile dubitare sulla riservatezza dei sessanta quesiti del test, scelti su un totale di 3.500. È solo un’ipotesi.
Il sistema per il test d’ingresso è provvisorio. Forse lo è anche il risultato: più che l’odore di corsie d’ospedale disinfettate, si avverte quello dell’impregnante sparso sugli scranni di legno nelle aule dei Tar. Buon camice a tutti.