I senatori sono brave persone ma il Senato è una bestia cattiva, sosteneva Cicerone. Oggi, se i senatori sono bravi qualcuno dovrebbe spiegare come l’aula di palazzo Madama possa trasformarsi in una taverna di quart’ordine dove il disgusto comprime i tempi del dibattito e toglie sostanza a un tema delicato come la riforma costituzionale. In questi giorni se ne vedono di tutti i colori: risatine, linguacce, mandate a quel paese, spintoni e minacce. Il caravanserraglio ha reso ancora più triste la pagina, solennemente voluta dai padri costituenti, della nomina a senatore a vita di chi ha “illustrato la Patria per altissimi meriti”. Il presidente La Russa aveva elettrizzato l’aria concedendo minuti in più alla senatrice a vita Elena Cattaneo per la sua presenza in un’aula che, sottintende, la vede poco e la sente di meno; non è così e non sarebbe la sola. Francesco Storace al premio Nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini, claudicante, inviò a casa un paio di stampelle, seguirono scuse. I senatori a vita per certi politici presuntuosi e saputelli sono dei “diversi” perché non eletti ma scelti dal presidente della Repubblica. Per di più hanno una certa età mentre gli “eletti” beneficiano per incoronazione popolare di eterna giovinezza; porterebbero idee nuove anche se con le vecchie ci stanno ancora marciando come bersaglieri a porta Pia.

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