C on la Brexit, il Regno Unito ha stupidamente espulso i lavoratori stranieri e ora non trova forza lavoro. Noi italiani sappiamo fare di meglio: non mettiamo in fuga gli immigrati, bensì i nostri, che dunque emigrano. Ben pochi torneranno.

La “fuga dei cervelli”, e quella delle braccia, non si arresta. Una piccola parte di laureati e non, l’Italia l’aveva recuperata con uno sconto del 70 per cento delle tasse per quattro anni. Sono così tornate persone capaci di lavorare, formate da noi. Funzionava, non a caso il Governo rovina tutto: ora lo sconto fiscale è del 50 per cento e solo per chi ha la laurea triennale. Chi non ce l’ha o non si accontenta di metà Irpef per quattro anni, continuerà a produrre per altri Paesi: mangia gli spaghetti, ma arricchisce loro.

E poi c’è chi parte, ché mica sono finiti. Va via un’infermiera di Uta di 29 anni (la sua storia è a pagina 5): a Parigi guadagna mille euro in più, per diciotto mesi ne paga soltanto cento per l’affitto, sceglie il turno che preferisce e non la lasciano sola la notte con decine di ricoverati da accudire, come avviene qui. E con lei parte il suo compagno fisioterapista.

E chi non potrà tornare perché non ha la “triennale”, ma fa cose egregie all’estero? Stia lì. Se li tengano, i nostri lavoratori, ‘sti stranieri, tanto mica rischiamo di diventare una nazione di camerieri: introvabili, pure quelli. Au revoir, gioventù.

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