G reta Thunberg non ha dubbi: sta con la Palestina e con Gaza. Lo ha scritto a chiare lettere sul suo blog. Poi è andata in piazza con alcune centinaia di dimostranti, che esibivano cartelli contro Israele e inneggiavano a Hamas e all’islamismo. Una dichiarazione di appartenenza senza equivoci. La ventenne attivista svedese, che era scomparsa dalle cronache, è riapparsa nelle strade delle metropoli. Pochi giorni prima era stata arrestata a Londra per un’altra protesta: a capo di un corteo di suoi seguaci aveva bloccato gli ingressi dell’hotel dove si svolgeva una conferenza internazionale su petrolio e gas. Orgogliosa di sé e del suo operato, mentre saliva sul cellulare della polizia ha gratificato fotografi e teleoperatori del suo enigmatico sorriso gotico. Greta ha un’attrazione morbosa, forse inconscia, per il terrore. Le sue prediche, i suoi mantra, ne sono l’esternazione verbale: la Terra sta agonizzando, gli esseri viventi rischiano l’estinzione, l’apocalisse è alle porte, la colpa è nostra, ci stiamo suicidando, se vogliamo salvarci torniamo al passato, progresso e agiatezze ci uccidono, decresciamo in pace. Amen. Greta, la vestale che attizza il fuoco del movimento ambientalista col marchio progressista, ora si spende per l’intifada palestinese dei tagliagole islamici. Dal terrorismo green al terrorismo di Hamas.

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