A fondo perduto
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C hiedete e vi sarà dato: non sempre. È tempo che la Regione si dia una regolata perché i soldi “a fondo perduto” vengano utilizzati con logica e rigore. Succede che i Comuni dopo aver avuto i finanziamenti per un lavoro pubblico privilegiano altre spese anziché accantonare quanto serve per le manutenzioni ordinarie di quell’opera che, dopo qualche anno e non per eventi eccezionali e imprevedibili, diventano straordinarie. A quel punto il lamento arriva in Regione che, strattonata da destra e da sinistra, rifinanzia la stessa opera. C’è anche altro. L’anno scorso ha impegnato 17 milioni per evitare il dissesto dei Comuni dovuto a contenziosi per espropri e vecchie pendenze rimbalzate in Tribunale ma anche per spese allegre. Di recente è intervenuta con 2,6 milioni per bonificare il terreno concesso dal privato per 2 anni a un Comune che l’aveva utilizzato per discarica, con l’impegno di restituirlo alla scadenza ripulito. Manco per niente, dopo 40 anni di cause vinte dal cittadino, al Palazzo è arrivato il conto: 4 milioni. Evitare il dissesto di quello e altri Comuni ma anche di questa e quella cooperativa che ha gestito con faciloneria il bene pubblico, può diventare quasi un obbligo una volta ma non di più. La Regione non è un’opera pia e Pantalone, come il buon Samaritano, non è disposto oltre il mantello a perderci anche le mutande.