Sinora è stato un 2019 di attesa. Attesa dei risultati, attesa della guarigione, per fortuna anche (dolce) attesa della bimba che Valentina gli darà in autunno. Per Fabio Aru, una di queste attese, quella del rientro alle gare, sta per finire. Domenica, dopo quasi tre mesi, attaccherà il numero dorsale sulla maglia bianca della Uae Emirates e si presenterà alle 10.50 al via del 73° Gran premio Città di Lugano, semiclassica svizzera di 179,200 km con un dislivello vicino ai 4000 metri. Proprio nella città in cui vive.

Com'è arrivata questa decisione?

"Un po' a sorpresa. Dopo la visita del 3 maggio ho potuto incrementare gli allenamenti, poi dopo 15 giorni ho avuto via libera per fare montagna e abbiamo colto l'occasione. Sono salito al Sestriere, abbiamo aumentato i carichi e soltanto dopo l'allenamento di domenica , su una distanza più lunga, abbiamo deciso. È stato tutto un work in progress, ascoltando le sensazioni".

Cosa si aspetta?

"Non so immaginarmi come mi sentirò, è stata un po' una sorpresa anche per me. Non ho il confronto con gli altri, perciò è difficile capire".

Che significato avrà questa gara?

"Intanto non c'è un calendario e non è stato deciso niente: è un evento singolo, poi vedremo, anche se non nascondo che sta andando tutto bene. Io e lo staff abbiamo dovuto seguire una prassi e tempistiche molto precise. Prima fermo, poi mezz'ora di bici, poi varie fasi del recupero. Ma alla fine è la competizione che ti fa capire tante cose. L'importante è che l'intervento sia andato bene e il recupero pure. Domenica inizia un'altra fase, sarà un test importante".

Il percorso la aiuterà a capire?

"Sì, è una gara in circuito, penso che sarà abbastanza tirata dall'inizio, si farà una certa fatica e sono molto curioso. La voglia non mi manca, anzi c'è sempre stata".

Cosa le è mancato di più?

"L'essere davvero competitivo. Mi manca dal Tour 2017. Il ciclismo no, perché ci sono rimasto dentro. Non ho perso una gara. Ho seguito il Giro per intero, come avevo fatto per tutte le classiche. Nessuna crisi di rigetto: ero solo in convalescenza, fa parte di questo sport che è anche la mia passione, non solo il mio lavoro".

Cosa pensa del Giro d'Italia della Uae?

"Tanti giorni in maglia rosa, la vittoria di Fernando Gaviria, qualche piazzamento: direi un Giro positivo. Con la vittoria di Diego Ulissi sarebbe stato più bello, ma avrà altre occasione".

E i suoi ex compagni?

"Mi è dispiaciuto per Landa, meritava di salire sul podio, però anche Roglic l'ha meritato: ci sarebbe voluto un gradino in più. Vincenzo ha fatto un ottimo Giro, Carapaz è una bella rivelazione, mi ha stupito Mollema".

Gli avversari diventano sempre più numerosi...

"Sì, il ciclismo è sempre più globale. Paesi come la Colombia o l'Ecuador propongono tanti corridori che si affacciano sul palcoscenico europeo".

Qualcuno ha approfittato del suo calo per dire delle cattiverie. Come l'ha presa?

"Sono una percentuale minima rispetto a tutti i tifosi che ho: tutti i giorni decine di tifosi dai 10 agli 80 anni mi chiedono foto, autografi. Loro mi hanno sempre spinto a insistere. Purtroppo ci si dimentica in fretta di ciò che fai, che sei una persona, non solo un atleta. Il mio percorso non è stato facile, ho lottato tanto per avere quello che ho, lasciando la Sardegna a 18 anni. Ho fatto tante rinunce e non credo sia giusto dire che sono sopravvalutato. Credo di aver dimostrato sul campo il mio valore. E non a parole, perché ho tenuto sempre i piedi per terra".

A ottobre sarà padre...

"Sì, non è un aspetto sportivo ma è una cosa molto importante che ci rende felici. Valentina e io l'abbiamo saputo ai primi di febbraio, mentre iniziava la stagione. I primi mesi sono sempre delicati e ce lo siamo tenuti per noi. Il nome? Stiamo valutando. Ne abbiamo qualcuno che piace a entrambi, non sarà una scelta difficile".

Carlo Alberto Melis

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