"Rimpianti? Solo uno. Tanti anni fa un grande regista come Luchino Visconti mi aveva proposto di interpretare la monaca di Monza, ma poi non se ne è fatto più nulla e non mi ricordo neppure perché. Peccato, era un personaggio che amavo molto".

Così Sophia Loren alla presentazione del suo ultimo film da protagonista "La vita davanti a sè", su Netflix dal 13 novembre.

La Loren, che non recitava dal 2013, è Madame Rosa, un'anziana ebrea ed ex prostituta, che per sopravvivere ospita nel suo piccolo appartamento di Bari bambini in difficoltà. Sotto la sua protezione andrà a finire anche Momò, turbolento dodicenne di strada di origini senegalesi (lo straordinario esordiente Ibrahima Gueye) . Nulla apparentemente unisce queste due persone, né età, né etnia, né religione, ma nonostante questo il cuore di questa donna, presa da assenze, e quello di questo ragazzino, si ritroveranno legati per sempre.

"Il personaggio di Madame Rosa - spiega l'attrice - ricorda molto mia madre. È vero sono rimasta molti anni lontana dai set, ma non me ne sono neppure accorta. Avevo bisogno di silenzio, di stare coi miei figli, vederli crescere".

E ancora l'attrice sulla madre:"Come Madame Rosa parlava molto ed era bellissima. Era poi un'artista, suonava il pianoforte benissimo e grazie anche a questo suo talento mangiavamo durante la guerra". Il film, sottolinea la Loren "dà comunque un messaggio di tolleranza, perdono, amore e ci ricorda che tutti abbiamo il diritto di essere ascoltati e che i nostri sogni si realizzino".

Quindi sul Covid: "Come mi comporto? È una cosa difficile da dire. Io ho paura di tutto e così sono per seguire le leggi. Sto insomma sempre attenta anche se i contatti sono importanti e mi mancano".

E ancora una considerazione sulla chiusura dei teatri dei cinema prevista dal nuovo Dpcm: "Cinema e teatro sono un rifugio per ritrovarci e fanno parte della nostra salute emotiva, ma la salute, quella vera, è più importante".

(Unioneonline/v.l.)
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