Dal 9 gennaio è al cinema Piccole Donne, film diretto dalla regista e sceneggiatrice candidata Premio Oscar Greta Gerwin, tratto dal leggendario romanzo di formazione di Louisa May Alcott, ambientato nell'America del 1861 durante la Guerra di secessione americana. La storia narra la vicenda di quattro sorelle adolescenti che tra affetti, rinunce, sofferenze, gioie e ambizioni portano avanti le loro esistenze e un desiderio di autodeterminazione sociale: "alcuni hanno per natura un carattere indomabile, che non può essere piegato".

Ed è su questo aspetto che punta la Gerwin, rendendo il film una riflessione sul tema dell'emancipazione femminile, perché "le donne hanno una mente, hanno un'anima e non soltanto un cuore, hanno ambizioni, hanno talenti e non soltanto la bellezza". La sceneggiatura è un continuo intreccio narrativo tra presente (le vicende narrate dal sequel Piccole donne crescono, ambientato nel 1868) e passato, per culminare con la realizzazione delle protagoniste descritta nell'ultimo libro della serie, I Ragazzi di Jo. L'operazione registica risulta compiuta alla perfezione e le parole della Alcott prendono vita attraverso l'uso sapiente di ambientazioni e scenografie (stupenda la fotografia di Yorick Le Saux) e la recitazione realistica e asciutta di tutti i talentuosi interpreti. Questo elimina il rischio di cadere nel melodrammatico e solo alcune sporadiche scene risultano eccessive, complice un utilizzo troppo drammatico della musica (la colonna sonora è curata dal compositore francese Alexandre Desplat). Saoirse Ronan interpreta la protagonista Jo, alter ego della Alcott, ragazza anticonformista e ambiziosa che sogna di diventare scrittrice e potersi mantenere autonomamente grazie al proprio talento. L'interpretazione dell'attrice è espressiva e mordente e le è valsa una candidatura agli Oscar come miglior attrice protagonista.

Emma Watson, sempre giusta e credibile, veste i panni di Meg, la maggiore delle 4, che sogna una famiglia e dei figli, ambizione secondo Jo riduttiva, ma a cui lei ribatte saggiamente: "Se i miei sogni sono diversi dai tuoi non significa che siano meno importanti".

Fantastica Florence Pugh nella parte di Amy, la sorella più piccola, l'artista di casa, che l'attrice riesce a dipingere vezzosa e infantile durante l'adolescenza, fiera e consapevole da giovane donna quando viaggia l'Europa per affinare la sua arte pittorica: "io voglio essere il massimo o niente".

Toccante Eliza Scanlen nel ruolo di Beth, anima sensibile amante della musica e con uno sguardo già rassegnato ad un destino funesto.

La grande Meryl Streep veste di sarcasmo e spessore la ricca zia March, personaggio controverso: una conformista anticonvenzionale, che spinge le nipoti a sposarsi con un buon partito e mettere la testa a posto, ma vive sola e indipendente viaggiando il mondo e senza mai aver preso marito "ma che c'entra, io sono ricca!".

Bravissimi anche Laura Dern, che riesce a rendere la madre delle ragazze il personaggio cardine che è nel libro, Timothée Chalamet in Laurie, ricco e scapestrato vicino di casa e compagno di giochi di sempre delle ragazze e nipote del signor Laurence, uomo burbero ma generoso e sensibile, intrepretato con intensità da Chris Cooper.

Una piccola grande storia antica ma così moderna da risultare, ancora oggi, un racconto rivoluzionario attraverso il quale tutti, uomini e donne, grandi e piccoli possono trovare uno spunto di riflessione tra sorrisi e commozione.
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